La recensione di Stefania
Autore: Redazione
22 Dic 2022 - Recensioni
“Cosa diresti a una ragazza che vedi entrare nel bosco la prima volta, Alice?
[…] Sentire il mio nome è una carezza. Non penso mi ci abituerò mai. Sospiro a fondo, mi schiarisco la voce. Penso.“Mi avvicinerei e la chiamerei per nome”
Silenzio. Michele prosegue.“Bello. E come mai?”
“Per farle sapere che qualcuno sa come si chiama”.
Ha una sensibilità spiccata e tenera Alice. Ciascuno di noi ha bisogno di essere riconosciuto. Quando qualcuno pronuncia il nostro nome, improvvisamente, ci sentiamo esistere anche per gli altri,i quali, talvolta, sono persone totalmente o quasi sconosciute. Chi non ha mai avuto questa sensazione? Tutti siamo interconnessi e legati da un filo sottile, anche se pare qualcosa che pochi sanno in un mondo che va di corsa e non ha mai abbastanza tempo per i propri figli.
Alice è un’adolescente di 17 anni, una ragazzina “normale”, carina, studiosa, proveniente da una famiglia come tante. Ha una migliore amica Daria, una ragazza molto popolare a scuola e che la adora. Alice non ne comprende il perché. Forse per la sua diversità.
Si sente a disagio, non compresa, lontana dalla maggior parte dei suoi coetanei che comunicano quasi esclusivamente scambiando foto sui social, lei che su Instagram ha solo due foto di cui una è un suo disegno rappresentante il volto di una ragazza in primo piano che ha nelle pupille degli occhi una gabbia in cui si scorgono delle mani che afferrano le sbarre e la bocca è tappata da una grande mano.
Poi un giorno Alice incontra Samuele, carino ed introverso e ci si specchia dentro, non aveva mai notato uno come lui prima d’ora.
“E’ un drogato, lascialo perdere, è uno che va al Boschetto” la mette in guardia Daria.
Stiamo parlando del bosco di Rogoredo, una delle piazze principali di spaccio della Lombardia. Qui arriva gente da tutte le parti perché la roba é buona e a buon prezzo.
Alice e Samu si innamorano e la ragazza dopo poco lo segue tra i sentieri del bosco che, come lei stessa afferma, tra le tante cose che le ha fatto perdere c’è la certezza che non esista una linea di netto confine tra ciò che è giusto e ciò che non lo é.
Il bosco è un mondo parallelo, tragico, surreale, pericoloso dove il senso delle cose e della vita è totalmente capovolto. Un mondo abitato da un popolo che si muove su binari che troppo spesso conducono alla morte.
Non c’è amicizia o amore o umana pietà lì, ma tutto gira intorno ad un’unica cosa che desideri incessantemente e che piano piano ti toglie tutto ciò che esiste al di fuori.
Il bosco è una realtà ambivalente che ti logora, ti secca la linfa vitale. Te ne rendi conto presto e altrettanto presto diventi però consapevole che non puoi resistere al suo richiamo perché, paradossalmente, proprio in quella spazzatura ti senti protetto, avvolto come in un utero materno o matrigno, in un torpore che annebbia tutti i problemi, ma anche tutti i segnali di vita.
Se entrare nel bosco è un salto oltre il guardrail, trovare la forza, la determinazione e l’umiltà per uscirne è qualcosa che si potrebbe definire immane, eroico. Ammettere di essere malati, anzi dipendenti da un male che è la tua unica ragione o “capacità” di stare al mondo e farsi aiutare a perdonarsi è l’atto d’amore più grande che si possa fare verso se stessi per tornare alla vita.
E tutti ce la possono fare.
“Alice, ma cosa c’entri tu con questo posto?” le chiede Michele,un volontario che la incontra in varie occasioni fuori dal bosco.
Alice ce la fa perché arriva a capire e ancora prima a sentire che niente che appartiene alla vita e nessuno c’entra con quel luogo di degrado, disperazione e morte. Che ci sono persone pronte a comprenderti e ad abbracciarti anche se sei sporca e fai schifo. Persone che non giudicano e non mettono etichette alla sofferenza umana, proprio così… perché un tossico, un barbone, chi è disagiato e chiede l’elemosina o chiunque la società vorrebbe non guardare perché disturba l’occhio creando talvolta imbarazzo, é una persona che ha una storia alle spalle, magari simile alla tua, ma che ha percorso strade più buie e contorte. Forse non ha avuto opportunità oppure non ce l’ha fatta a fare diversamente.
Un libro che racconta con amore, tenerezza e umana comprensione una storia come ce ne sono tante e fa riflettere, tra le altre cose, sul ruolo che gli adulti hanno nei confronti dei giovani ai quali da troppo tempo non sanno più gettare semi di gioia, speranza, motivazione alla vita, che sicuramente è faticosa e difficile, ma come dice la commovente e dignitosa Alice è anche sorprendente.
05.09.2022 Con autentica gratitudine. Stefania.