La testimonianza di Miriam: Un libro per riprendersi in mano la vita
Autore: Redazione
“Sai mi piace molto leggere, lo faccio a lume di candela, quando c’è buio e sono solo. Nella baracca dove vivo ho costruito un piccolo nascondiglio dove custodisco i miei libri.” Così ho conosciuto Alessio, un ragazzo che vive nel boschetto di Rogoredo, il bosco della droga alle porte di Milano.
Quando frequentavo la facoltà di Lettere mi capitava spesso viaggiando di guardare fuori dal finestrino del treno che si fermava a Rogoredo dove prendevo la metropolitana per raggiungere il centro. Ho iniziato a osservare uno strano peregrinare di persone che andavano e venivano per le campagne vicine. Al ritorno, mentre aspettavo il treno, la stazione spesso era quasi deserta. Non c’erano pendolari in corsa sulle banchine; erano le 15, l’ora degli zombie: giovani della mia età, che, barcollanti e silenziosi, allungavano le mani sporche per chiedere l’elemosina.
Un giorno, dal treno, ho visto entrare nel bosco uno studente, avrà avuto sedici anni o poco più, con lo zainetto sulle spalle; aveva gli stessi abiti che il giorno prima indossava il ragazzino a cui facevo ripetizioni. Mi si è stretto il cuore. Per fortuna non era lui ma ho pensato ugualmente subito ai suoi genitori. Non “bigiava” la scuola per andare al mare con gli amici ma si inoltrava tra gli alberi fitti dove sarebbe diventato presto un altro zombie.
Una sera, tornando a casa più tardi del solito, a Rogoredo ho incontrato dei volontari che offrivano cibo, bevande e vestiti ai ragazzi del boschetto: ho cercato di capire se potevo unirmi a loro e così è stato tutti i mercoledì, da maggio 2018.
La prima sera ero impreparata a quello che avrei visto. Alle 21:30 è iniziata ad arrivare un’orda di gente, uomini, donne e molti giovani con i visi ancora da bambini. Venivano come fiere a chiedere da mangiare, si accalcavano dietro il banchetto dove si distribuiva il cibo: avevano fame. Una scena dantesca. Poi è arrivata Ambra, una ragazza sui trent’anni che con il suo portamento elegante e i suoi modi gentili mi ha chiesto se “per favore potevo darle dell’acqua”. Con gli occhi colmi di gioia le ho dato quello che voleva e ho provato a scambiare due chiacchiere con lei.
Quel “per favore” pronunciato da Ambra mi ha aiutato a capire che gli abitanti del bosco non sono bestie affamate ma persone, con le loro storie, le loro fragilità e la loro grandissima umanità. Non era la prima volta che prestavo un servizio simile ma intuivo che a Rogoredo ci si dovesse comportare in modo diverso. Bisognava essere estremamente delicati: non potevo precipitarmi a parlare con gli abitanti del bosco, dovevo aspettare e imparare a conoscerli piano piano, in silenzio.
Dona un libro al bosco
A dicembre un volontario ha portato, un po’ per caso, una decina di libri e li ha posti sulla balaustra della metropolitana, dove solitamente appoggiamo il cibo da distribuire. Quella sera molti ragazzi, interessati, si sono avvicinati perché volevano leggere ma non avevano abbastanza soldi per comperare un libro. Incuriosita nel vedere così tanta gioia sui loro volti per la novità, ho dato un’occhiata a quei titoli: erano libri strani, quelli che di solito si lasciano in fondo alla libreria o in cantina.
In quel periodo avevo da poco iniziato a frequentare il master BookTelling e studiavo le strategie per comunicare i libri e promuovere la lettura. Perché non provarci anche a Rogoredo? L’idea è piaciuta al responsabile a cui mi sono rivolta e insieme a Francesca, Sara, Livia, Elena, Camilla, Mavi e Angelo, amici conosciuti mentre studiavo Lettere e ora anche loro volontari a Rogoredo, è nato il progetto Dona un libro al bosco. In poche ore abbiamo creato il volantino per lanciare l’iniziativa sui social, per proporla a più gente possibile. Chiedevamo di inviarci libri nuovi o usati ma significativi, con una dedica: un modo molto semplice ma efficace per personalizzare il contatto con gli abitanti del boschetto.
In poco tempo sono arrivati da tutt’Italia tanti scatoloni pieni di libri. Ho iniziato a catalogare per genere i testi e a creare una piccola biblioteca.
Ogni settimana io e gli altri volontari annotavamo su un foglietto i libri che chiedevano i ragazzi per costruire insieme a loro una piccola biblioteca, allestita in cinque cassette in legno colorate: rosa, per i libri che raccontano una storia d’amore, gialla, per i noir e le crime story, blu, per i fumetti e i fantasy e, infine, i libri di varia nelle cassette bianca o verde. E tutti i mercoledì la biblioteca si aggiorna, si monta e si smonta.
Ogni settimana mi stupisco sempre di più delle svariate richieste che riceviamo, dai libri di filosofia ai manga. C’è Giorgia che ama i gialli, Mimmo che mi ha chiesto un libro sul cammino di Santiago, perché voleva avere la possibilità di fare un viaggio interiore. Dylan che ama le storie d’amore, Luigi e Nina invece amano i fumetti e poi c’è Hermano, il ragazzo che legge più di tutti: ama i libri di Steven King e ascolta gli audio libri gratuiti su YouTube. Sono persone come me che hanno bisogno di conoscere nuove storie.
Una sera all’angolo dei libri puntualmente è arrivato Alessio; era più triste del solito e mi sono fermata a parlare con lui. “Leggo perché ho bisogno di evadere. Se mi fermassi ad usare il cervello realizzerei quello che sto facendo e come sto vivendo”– mi ha confessato. “Miriam, c’è un libro a cui tieni molto e che vorresti leggessi?”. Gli ho proposto un testo che mi aveva dato da portare a Rogoredo Linda, una ragazzina di sedici anni. Lei e i suoi compagni di scuola avevano riscritto un episodio dell’Orlando Furioso: l’incontro tra Orlando e il mago Atlante. Era un libro particolare che non tutti avrebbero apprezzato.
Alessio si è commosso dal semplicissimo gesto e della dedica scritta: “ciao, come stai? Anche se non ci conosciamo vorrei regalarti questo libro. Spero possa strapparti un sorriso in una giornata un po’ buia. Linda”.
Ecco, questo è il breve racconto della mia prima esperienza nel campo dell’editoria.
Il master quest’anno ci ha offerto un percorso intenso, un lungo viaggio nel mondo dei libri accompagnati da docenti che ci hanno introdotto alla storia dell’editoria, allo studio dei metadati, all’utilizzo dei social come mezzo per pubblicare libri, allo sviluppo di serie TV. Siamo stati formati per un anno intero ad aprire gli occhi e a cercare di comunicare i libri in qualsiasi contesto ci troviamo, dalla libreria ai social oppure, come nel mio caso, tra la stazione e il bosco di Rogoredo.
Vorrei ringraziare Alessio, Giorgia, Luigi, Gloria e tutti i ragazzi del boschetto che quest’anno mi hanno aiutata a scoprire nuovi aspetti e modi della lettura e soprattutto l’importanza di avere un amico che sa consigliarti il libro giusto al momento giusto.
Miriam
Ps: Se vuoi anche tu donare un libro al bosco, scrivi “Un libro per il bosco” e spedisci a: COMUNITÀ CASA DEL GIOVANE – ufficio area dipendenze, via Lomonaco 43, 27100, Pavia. Ricordati di scrivere la dedica e appena arriverà, solo dopo averlo timbrato, farà ufficialmente parte di quella che mi piace chiamare la piccola biblioteca del bosco.